Riflessi

Ho il cuore pesante da qlc gg, e qnd il cuore pesa, è faticoso sorridere a tutti qll che incontri (perché lo fai? si mi sforzo , cerco di evitare di aggiungere peso, al cuore pesante dell’altro, anche  in casa, pur sperando che almeno il cane, si accorga che il cuore pesa, ben sapendo che non sempre mi riesce di sorridere a tutto ) Una pausa riflessiva è d’obbligo

La riflessione è presa da qui  

Come ogni cristiano, anch’io sono un amministratore del Signore.: Guardando il testo greco, posso tradurre alla lettera con “economo”, cioè “colui che dà la legge alla casa”. Il punto è proprio questo: quale legge io offro alla mia casa, alla mia esistenza, casa di Dio, tempio santo della presenza di Dio? Che cos’è che regola i miei pensieri e, di conseguenza, le mie scelte, le mie azioni di ogni giorno, i miei rapporti?

Mi lascio colpire, ora, dall’accusa rivolta all’economo, come se Lui stesso, oggi, mi dicesse: “Che è questo che sento dire di te? Sei stato accusato davanti a me di sperperare i miei averi”. Mi carico sulle spalle la croce di questo verbo così duro “sperperare, disperdere”? Mi guardo dentro e mi guardo al di fuori e insisto a mettere a confronto questa parola con la mia vita, fino nei suoi punti più intimi e nascosti, che sono solo miei, solo noti al Signore. Dunque: io sperpero, io disperdo… La vita, i beni, i doni che mio Padre mi ha dato, queste infinite ricchezze, che valgono più di ogni altra cosa al mondo, io li sto sciupando, li sto buttando via, come perle ai porci. Ecco da dove viene la mia infelicità e la mia insoddisfazione, il vuoto che mi sento dentro al cuore, dentro all’anima!

Ancora due verbi  sembrano buttati lì per caso, quasi fuori posto e invece hanno molto da dirmi. Li ascolto in profondità. In greco sono così: “scavare” e “mendicare”; scavare con le mani, con i piedi, con ogni strumento possibile, ma scavare, ogni giorno, sempre, fino alla fine della vita, per cercare il Signore, il suo volto, la sua parola! Non posso più accettare e ammettere questa pigrizia nella mia esistenza, questo disinteresse per le cose che contano veramente,….E poi l’altro verbo: mendicare. Chi di noi, davanti a Lui, non è un mendicante, un povero, senza niente, solo bisognoso del suo amore infinito, del suo dono senza misura, traboccante, ben pigiato e scosso, versato in grembo con misericordia 

 Poi mi metto a contemplare in silenzio, con il cuore, la decisione e le azioni di questo amministratore, infedele, ma saggio, scaltro: improvvisamente cambia vita, cambia rapporti, misure, pensieri ed esclama con sicurezza: “Io so che cosa farò!”. E’ il “scio” stupendo di Paolo: “Io so a chi ho dato fiducia” (2 Tim 1, 12).

Un’altra parola ripetuta più volte è “disonesto”, “disonestà”; l’amministratore è detto disonesto e così la ricchezza. La disonestà è una caratteristica che può intaccare l’essere, nelle cose grandi, nel molto, ma anche in quelle minime, nel poco. Il testo greco non usa propriamente il termine “disonesto”, ma dice “amministratore dell’ingiustizia”, “ricchezza dell’ingiustizia” e “ingiusto nel minimo”, “ingiusto nel molto”. L’ingiustizia è una distribuzione cattiva, non equa, non equilibrata; in essa manca l’armonia, manca un centro che attiri a sé ogni energia, ogni cura e intento; crea fratture, ferite, dolori su dolori, accumuli da una parte e manchevolezze dall’altra. Tutti noi veniamo a contatto, in qualche misura, con le realtà dell’ingiustizia, perché appartengono a questo mondo. E ci sentiamo trascinati da una parte o da un’altra, perdiamo l’armonia, l’equilibrio, la bellezza; è così, non possiamo negarlo. La parola del Vangelo condanna proprio questa disarmonia così forte, che è l’accumulo, il mettere da parte, l’aumentare sempre più, il possesso e ci mostra la via della guarigione, che è il dono, il condividere, il dar via con cuore aperto, con misericordia. Come fa il Padre con noi, senza mai stancarsi, senza venir meno.

 

 

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