Una volta soltanto

Non affrontiamo i problemi, e poi ci lamentiamo se crescono! La paura manda in corto circuito l’intelligenza. Non ci si ascolta, non si discute, semplicemente si cerca di prevalere (Don Gallo)

Ci pensavo sabato sera, di ritorno a casa dopo la Messa, sola coi miei pensieri, perché a volte si ha bisogno di lasciare che tutto, ma proprio tutto/i sia fuori. Guardavo la strada quasi deserta davanti a me, e ascoltavo il silenzio, non qll dell’ambiente circostante, che anche se silenzioso faceva più rumore del mio non dire nulla.

Pensavo a cosa potrei fare, materialmente parlando, per cambiare una situazione che va cambiata al più presto. E mi dicevo tra me e me: Meno mela che sei sola, che a sentirti parlare  pensare  adesso, non avrebbero poi torto a pensare che sei un uccellaccio del malaugurio. Adesso si, adesso da sola, in una sera fredda e malinconica, con le finestre delle case illuminate ,  i balconi carichi di luci e l’eco dei miei passi  sulla strada.  Cosa possiamo fare?

Qui almeno ho  la libertà di dirlo, e sottolineare che non è, come qlc potrebbe credere, un plurale maiestatis, no. E’ una forma mentis che purtroppo  è forgiata nel mio DNA. Forma mentis che devo aver preso da bambina, come qll malattie infettive che ti becchi solo ad una certa età, e ti lasciano il segno del loro passaggio. Si solo così potrei spiegarlo. Mia madre mi ha insegnato da subito ad essere indipendente, lavarmi e vestirmi da sola, e poi  -forse per non dover  fare i conti con la mia gelosia, nel caso si fosse scatenata- a prendermi cura del fratellino appena arrivato, mi ha insegnato a preparare il cambio, a dosare il latte e le pappine, ad aspettare insieme a lei che si addormentasse (su qst non ha faticato molto, dato che allora come ora, mi addormento molto tardi) E chissà, magari in una di qll sera, forse il freddo, mi sono beccata il virus….Fatto sta, che ogni cosa, dalla più semplice alla più complessa, è sempre fatta in relazione a qlc altro. Ah certo, potrei  essere sono un incapace, ma tutte le volte che lo dico, nessuno  mi prende sul serio, specialmente il succitato fratello.

 Cosa possiamo fare, perché a non parlare, a fingere che tutto vada bene, a chiudere gli occhi davanti alle voragini che si aprono sotto i piedi non evita di caderci dentro! E più ci pensavo e più mi vedevo sola (nonostante il plurale, alla faccia del plurale)

Sola e incapace. Che ad essere in due si fa presto qnd tutto va bene, qnd  le decisione da prendere sono facili, qnd si può scegliere, ma lo scenario cambia qnd hai dato tutto qll che avevi da dare, qnd  per “forma mentis” pensi in maniera differente, qnd  sei costretta a dire no a tutti i desideri, anche qll più banali, tipo una gomma masticante, perché devono quadrare i conti prima.

E’ facile essere “famiglia” se alla famiglia devi appellarti per avere un sostegno, un aiuto, un incoraggiamento, è facile  qnd la famiglia ti fa “padrone”  di casa/e  e persona rispettabile,  ma si smette di essere “famiglia” qnd i familiari ti ricordano che ci sono  delle responsabilità di cui farsi carico, che puoi chiamarle anche “ricordi”  ma non  smettono  di essere casa e principalmente fatica, si fatica, perchè  i mattoni delle ns case, sono attaccati uno per uno coi sacrifici dei ns genitori: il lavoro instancabile del babbo e le rinunce della mamma! 

E’ facile puntare il dito contro l’altro che diviene catena al piede, che viola la mia libertà. Libertà di invitare gli amici a casa; Libertà di fingere che tutto vada bene; Libertà di confondere  la parità in uguaglianza; Libertà di vivere la mia vita come mi pare, aspettando che arrivi domattina per attendere che torni sera. E qnd l’altro mi fa notare che non sono libero per niente, poiché ho una sola libertà, qll   di sapermi prigioniero… Diventa pesante la convivenza, si brama  alla villetta bipiano in montagna,  si pensa e si sottolinea, pure più volte al gg: “ma chi ti tiene qua? vatten!” o non si dice nulla, silenzio. Silenzio alle domande, silenzio a tavola, silenzio nell’uscire o nell’entrare in casa.

   E fa male, ed a soffrirne non è soltanto la mia forma mentis! Fa male perché è nella solitudine silenziosa di qll che ti stanno intorno che ti rendi conto di qnt veramente sei solo. Che pensi, e magari non sbagli neppure tanto, di valere veramente poco o  meno di niente. Ed effettivamente  sono giunta a qst conclusione.

Sono un incapace, cosciente di esserlo, ho una marea di sensi di colpa con cui condivido gran parte della mie giornate, sensi di colpa verso chi c’è e verso chi non appartiene più a qst mondo, e se il mio tour finisse adesso…. Avrei anche un debito esagerato verso che mi fa dono ogni gg della vita, per non averla vissuta al meglio, per non aver pensato abbastanza anche a me stessa. Quindi per una volta, se mi riesce, voglio pensare soltanto a me,  chiudere gli occhi e sperare che il nuovo anno che sta per arrivare, mi porti qll che ho nel cuore,  aprire gli occhi e constatare che qst  Natale è soltanto l’anticipo del meglio che verrà

 

 

 

 

 

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